4 Gennaio 2014

Disoccupati per dolore

Disoccupati per dolore

MALATTIE REUMATICHE: 200MILA ‘DISOCCUPATI PER DOLORE’

Disoccupati per il dolore causato dal danno articolare: sono circa 200mila gli italiani costretti ad abbandonare il lavoro o che non trovano più un’occupazione perché affetti da patologie reumatiche invalidanti. Si tratta soprattutto di pazienti con malattie come l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica o la spondilite anchilosante, che nell’arco di 5 anni dalla diagnosi in quattro casi su dieci si ritrovano senza impiego perché per colpa del dolore non possono più svolgere le loro abituali mansioni di impiegati, commercianti, artigiani, operai.
I costi sociali complessivi solo per queste tre malattie ammontano a 4 miliardi perché alle perdite dovute al calo di produttività e ai 23milioni di giorni di lavoro persi ogni anno, stimate in oltre 2,8 miliardi, si aggiungono i costi di disoccupazione, le spese per il trattamento della malattia, e gli assegni di inabilità e di invalidità, che crescono al ritmo di 4000 nuove richieste all’anno e che sono inferiori solo a quelli erogati per neoplasie e malattie cardiocircolatorie. E’ questo il prezzo che l’Italia deve pagare per la carenza di posti letto, di strutture reumatologiche assistenziali e di una rete assistenziale reumatologica adeguata che permetta una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo e appropriato delle malattie reumatiche, specie di quelle più invalidanti. La maggioranza dei pazienti affetti dalle patologie reumatiche più invalidanti ha un’età compresa fra i 35 e i 55 anni, è cioè nel pieno della vita lavorativa attiva. Il dolore, il sintomo principale di queste malattie, peggiora la qualità della vita e compromette la capacità lavorativa e produttiva. Le malattie reumatiche sono oggi la prima causa di assenze dal lavoro e di invalidità per malattie cronico-degenerative; sono altresì la causa della metà delle assenze superiori ai tre giorni, del 60% dei casi di inabilità al lavoro e di più del 25% delle pensioni di invalidità erogate dallo Stato. Per i pazienti tutto questo si traduce in un dramma personale e famigliare: quattro su dieci sono costretti prima o poi a rinunciare al lavoro e così oggi sono stimati in circa 200mila i “non occupati per patologie reumatiche. I lavoratori con malattie reumatiche rischiano, oltre alla disoccupazione, il pensionamento anticipato e l’esclusione sociale. Perciò in un momento come quello attuale la gestione inadeguata delle malattie reumatiche concorre a ostacolare la ripresa economica del Paese: le perdite economiche dovute a queste patologie pesano quanto il taglio dell’IMU. I costi indiretti legati alle malattie reumatiche sono infatti enormi e a sostenerli sono soprattutto le famiglie, che vedono ridursi le entrate perché il lavoratore malato o il familiare che lo assiste non possono più lavorare, ma anche lo Stato che negli ultimi 10 anni ha erogato oltre 165.000 assegni di invalidità a pazienti con malattie reumatiche. Soltanto nel 2012 l’INPS ha speso oltre 104 milioni di euro per questi pazienti; la cifra è per giunta in crescita del 10 per cento rispetto a tre anni prima, a indicare che i costi indiretti legati alle patologie reumatiche sono in continua crescita. Questo problema è riconducibile in larga misura alla mancanza di un’efficiente rete reumatologica che possa assicurare diagnosi precoci e garantire trattamenti appropriati e tempestivi.

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