6 Dicembre 2010

Staminali contro l’artrite reumatoide

Staminali contro l’artrite reumatoide

Le cellule staminali del sangue prelevate dal cordone ombelicale potrebbero essere utili nel trattamento dell’artrite reumatoide (AR). Lo sostiene una ricerca condotta con esperimenti in vitro su cellule coltivate in laboratorio e prove in vivo su modelli animali, in cui le cellule staminali mesenchimali (MSC) sono state in grado di ridurre l’infiammazione e i sintomi legati all’artrite reumatoide. Lo studio, guidato da Zhan-guo Li dell’Università di Pechino, è stato pubblicato su Arthritis Research and Therapy.

“Delle cellule staminali mesenchimali del cordone ombelicale si conosce molto poco, e prima d’ora nessuno studio aveva indagato il loro uso nel trattamento dell’artrite reumatoide”, sottolinea nel suo articolo Zhan-guo Li. Come spiega infatti il ricercatore, le MSC possono esercitare una grande attività immuno-soppressoria, ovvero sono in grado di reprimere la risposta immunitaria, iperattiva in alcune patologie autoimmuni, come appunto l’artrite reumatoide.

Nell’esperimento condotto in vitro, i ricercatori cinesi hanno prelevato cellule immunitarie da alcuni pazienti con AR e a queste hanno aggiunto cellule MSC umane del cordone ombelicale. Gli scienziati hanno osservato che le MSC sono in grado di diminuire la proliferazione delle cellule immunitarie dei malati e di contenere la risposta infiammatoria. Inoltre, se le stesse cellule staminali sono introdotte a livello sistemico in alcuni topolini con l’artrite collagene-indotta (un modello sperimentale della malattia), sono in grado di ridurne i sintomi e la gravità. 

“La maggior parte di staminali mesenchimali oggi disponibile proviene dal midollo osseo, ma prelevare questo tipo di cellule è difficile. Inoltre il loro numero e il loro potenziale di differenziazione diminuisce con l’età. Al contrario, ricavare le MSC dal cordone ombelicale non richiede nessuna procedura invasiva”, continua Zhang-guo Li. I risultati ottenuti, come spiegano i ricercatori, potrebbero aprire le porte a una nuova strategia terapeutica per il trattamento dell’artrite reumatoide.

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