1 Febbraio 2012

Lupus aggressivo? Colpa dell’amplificatore genetico

Lupus aggressivo? Colpa dell’amplificatore genetico

Finora non c’era una spiegazione valida per le forme più aggressive di Lupus eritematoso sistemico (LES). Ora uno studio italiano coordinato da Gianfranco Ferraccioli, ordinario di Reumatologia e responsabile dell’Unità Operativa di Reumatologia e di Medicina Interna dell’Università Cattolica – Policlinico Gemelli di Roma, ha individuato uno dei fattori responsabili.

Il suo nome è enhancer HS 1.2, e sembra aumentare la risposta infiammatoria caratteristica di questa malattia che colpisce 60mila italiani, principalmente donne. Come spiegato sulle pagine degli Annals of the Rheumatic Diseases, un enhancer è una sequenza di Dna che accelera l’attivazione dei geni a cui è vicino, e ne amplifica l’efficienza (da qui il nome, enancher in inglese significa amplificatore). In particolare, HS1.2 promuove l’attivazione del fattore di trascrizione NF-KB (una molecola che “legge” i geni e li fa lavorare), il quale, a sua volta, influenza la produzione di anticorpi patologici che attaccano l’organismo del paziente invece di difenderlo (auto anticorpi). L’enhancer è presente nel 30 per cento dei pazienti affetti da lupus.

Attualmente le terapie usate per trattare questa malattia cronica si basano su farmaci al cortisone, antimalarici immunosoppressori (azatioprina, micofenolato e ciclofosfamide) e, da qualche anno, anche su farmaci biologici (rituximab e belimumab). Ma in molti casi il LES si rivela molto aggressivo e il paziente non risponde in maniera soddisfacente alle terapia. Ora questa scoperta potrebbe cambiare le cose.

“I nostri studi suggeriscono che nuovi farmaci in grado di silenziare HS1.2 o di inibirne l’effetto su NF-KB potrebbero fermare la malattia senza bisogno di farmaci immunosoppressori o altre terapie, che hanno tutte gravi effetti collaterali”, ha spiegato Ferraccioli. “Inoltre, grazie a questa scoperta è possibile classificare meglio i pazienti, formulare prognosi precise per ognuno e procedere verso una terapia sempre più personalizzata”.

I ricercatori hanno anche dimostrato che questa sequenza promuove la progressione di  altre malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide, e aumenta la suscettibilità verso questa classe di patologie.

Riferimenti: Annals of The Rheumatic Diseases
Scarica qui la Guida pratica per pazienti con Lupus eritematoso sistemico

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