Fisioterapisti, Logopedisti, Federazione Italiana superamento Handicap e Cittadinanzattiva criticano fortemente il Piano presentato dal Ministero della Salute il 2 dicembre scorso, dopo 12 anni dall’approvazione delle linee guida sulla riabilitazione
“Un documento autoreferenziale e non adeguato all’evoluzione che la Riabilitazione ed il Sistema Sanitario hanno subito in Italia, specie negli ultimi anni. Si parte da una scarsa o nulla attenzione alla necessità biologiche, psicologiche e sociali della persona, quindi non si prevede la sinergia necessaria tra personale sanitario, famiglia, caregiver. Sono assenti le valutazioni delle performance dei servizi territoriali, mancano le statistiche e quindi le soluzioni alle storiche carenze di strutture per l’assistenza. E molto altro. Per questo ci auguriamo che il piano così com’è non venga recepito dalle Regioni in fase attuativa in quanto comporterebbe anche una incomprensibile ed insostenibile esposizione economica”.
È questo il giudizio che emerge di fronte al nuovo ‘Piano di indirizzo per la Riabilitazione’, presentato il 2 dicembre 2010 al Ministero della Salute (dopo 12 anni dalla pubblicazione delle “Linee guida sulla riabilitazione”) secondo le quattro principali sigle coinvolte a vario titolo in questo settore: l’Associazione Italiana Fisioterapisti (Aifi), la Federazione dei Logopedisti (FLI), la Federazione Italiana per il Superamento Handicap (Fish) e Cittadinanzattiva con le sue due ‘reti’: quella del Tribunale per i diritti del Malato e quella del Coordinamento Nazionale Associazioni dei Malati Cronici.
“Questo ‘nuovo’ Piano – dice Antonio Bortone, Presidente AIFI – sembra non cogliere l’orientamento della riabilitazione attenta alle necessità biologiche, psicologiche e sociali della persona e della diversa formazione del corpo professionale sanitario per aiutarlo nel reinserimento della vita quotidiana e relazionale. Possiamo già dire che come AIFI ci impegneremo da subito ad analizzare adeguatamente tutte le eventuali delibere attuative e a valutarne eventuali termini d’illegalità rispetto alle Linne guida del 1998. Utilizzeremo ogni strumento legale atto a neutralizzare il tentativo di applicare questo piano non condiviso e non utile ai professionisti ed ai pazienti, ma solo alle corporazioni mediche”.
“Inoltre – aggiunge Tiziana Rossetto, Presidente FLI – svilisce e arresta la cultura dell’interdisciplinarietà che alimenta il lavoro di ogni équipe dove, il concetto di appropriatezza, si lega al concetto di competenza professionale di ogni Professionista della Riabilitazione chiamato a rispondere dei propri programmi con obiettivi specifici”. “Questo implica – continua Pietro Barbieri, Presidente della FISH – una ‘presa in carico paziente’ che prevede già dalla definizione del progetto riabilitativo la piena condivisione tra il personale sanitario, la persona interessata, il nucleo famigliare e il caregiver e che questo piano non contempla, anzi nega”.
Un coinvolgimento che deve pertanto assicurare alla persona con disabilità la possibilità di una continuità delle cure attraverso servizi territoriali in grado di assolvere a tutte le effettive esigenze di salute dei cittadini, un aspetto quest’ultimo trascurato dal piano. Le previsioni di forme di valutazioni delle performance dei servizi, in particolare di quelli territoriali, sono disattese e le statistiche inerenti alla diffusione regionale di alcune tipologie di strutture non sono corrispondenti nel Piano allo stato reale della loro presenza sul territorio. “Occorrerebbe maggiore attenzione – dicono Francesca Moccia e Tonino Aceti di Cittadinanzattiva – anche al monitoraggio delle attività e l’offerta dei posti letto delle strutture, in linea con quanto previsto invece dall’Intesa Stato Regioni – Patto per la salute 2010-2012”.
“Cosa ancora più grave – sostengono i quattro rappresentanti delle associazioni – è la scarsità, per non dire l’assenza, di considerazioni su interventi e strategie per alcune
condizioni specifiche di disabilità, prime fra tutte quella intellettiva e/o relazionale”. “Riabilitazione significa oggi multidisciplinarietà e interdisciplinarietà – spiega ancora
Tiziana Rossetto – due parole di cui oggi bisognerebbe fare tesoro e che quotidianamente cerchiamo di applicare. Ma così come è inteso il Piano non riuscirà a soddisfare le necessità di risorse umane altamente professionale, di spazi operativi adeguati e dotati di tutti gli ausili tecnici necessari, di precocità di interventi secondo quanto prescritto dalle Linee Guida e dall’annunciato Piano Nazionale”.
“La risposta a queste richieste appare solo emendativa delle precedenti linee – aggiunge Barbieri – con un rafforzamento delle centralità delle strutture organizzative ospedaliere rispetto alla gestione dei percorsi di presa in carico delle persone con disabilità, lontano da un percorso di umanizzazione oggi intrapresa dalla ‘nuova’ riabilitazione”. “Sono diverse le modifiche ed integrazioni al testo – continua Bortone – che come Aifi, abbiamo richiesto al Piano, fra cui l’articolato riguardante la riabilitazione in età evolutiva e quello sulle malattie neuromuscolari che è stato positivamente accolto dal Ministero. Ma nonostante questa ricomposizione, il testo continua a soffrire di macro criticità a causa di una visione disarmonica e disorganica del Sistema di cure riabilitative che non consente di ideare processi e procedure efficienti ed efficaci sostenuti da adeguate risorse economiche, affidati a équipe multiprofessionali.
L’attuale stesura del piano d’indirizzo per la riabilitazione, concludono i rappresentanti delle quattro associazioni, non coglie le potenzialità che il contributo delle professioni sanitarie della riabilitazione sono in grado di portare al sistema riabilitazione e ai cittadini fruitori dei percorsi assistenziali”.