Nuove evidenze provenienti dagli studi di Fase III confermano l’efficacia di baricitinib e la superiorità statisticamente significativa rispetto al trattamento con adalimumab (utilizzato e/ o considerato il gold standard nel trattamento dell’ Artrite Reumatoide), offrendo una alternativa in grado di rispondere ai bisogni non soddisfatti dei pazienti con artrite reumatoide, patologia che interessa circa 1 persona su 200 in Italia e colpisce soprattutto le donne con un rapporto verso gli uomini di 4 a 1 baricitinib è un inibitore selettivo di un particolare gruppo di enzimi definiti JAK, ed agisce modulando la sintesi di citochine JAK-dipendenti, oggi considerate coinvolte nella patogenesi di numerose malattie infiammatorie e autoimmuni, come appunto l’artrite reumatoide. Una volta approvato sarà il primo trattamento per via orale ad offrire un meccanismo innovativo ed alternativo ai farmaci biologici nel trattamento dell’Artrite Reumatoide. I risultati dettagliati del quarto studio positivo di fase 3 su baricitinib RA-BEAM presentati durante il Congresso dell’American College of Rheumatology in corso negli Stati Uniti, dimostrano la sua superiorità rispetto adalimumab dopo 12 settimane di trattamento, nel ridurre l’attività di malattia misurata con ACR 20, ACR 50 e ACR 70 score che rappresentano un miglioramento di almeno il 20 per cento, 50 per cento e 70 per cento di molteplici misure dell’attività di malattia dell’AR. Baricitinib ha inoltre dimostrato di migliorare il numero medio di articolazioni tumefatte e doloranti e la riduzione del dolore rispetto a placebo fin dalla prima settimana di trattamento. A 52 settimane, baricitinib ha migliorato in modo significativo i sette componenti del punteggio composito ACR rispetto ad adalimumab, inclusa la diminuzione del numero di articolazioni dolenti e tumefatte, la riduzione del dolore e il miglioramento della funzione fisica. Gli esiti riferiti dai pazienti, incluso il grado di stanchezza e la severità e la durata della rigidità articolare mattutina, valutati quotidianamente durante le prime 12 settimane dello studio, sono tutti migliorati in modo significativo con baricitinib rispetto ad adalimumab.
“L’artrite reumatoide è una malattia cronica, ma può essere gestita con il trattamento finalizzato alcontrollo dei sintomi, alla riduzione del processo infiammatorio articolare, con conseguente rallentamento della sua progressione. Questi risultati consentono di prevenire la disabilità e determinano un miglioramento della qualità della vita dei pazienti ” ha affermato il Prof. Luigi Sinigaglia, Primario UO Reumatologia G.Pini di Milano “I dati riportati indicano che baricitinib somministrato per via orale una volta al giorno, ove approvato, potrebbe rappresentare un’ulteriore opzione terapeutica per i pazienti con una risposta insufficiente alla terapia corrente. Esiste infatti un limite legato all’impiego dei farmaci biologici poiché molti pazienti non rispondono adeguatamente ai trattamenti con uno o più farmaci. Le piccole molecole come baricitinib rappresentano la possibilità di un nuovo approccio terapeutico, in quanto non sono farmaci biologici ma inibitori di enzimi intracellulari, ossia agiscono con un meccanismo del tutto nuovo che presenta diversi vantaggi: anzitutto la somministrazione è orale, molto più semplice di quella utilizzata con i biologici che richiedono una via di somministrazione endovenosa o sottocutanea; un miglior profilo di sicurezza e l’assenza di una risposta immunitaria contro il farmaco che invece si può verificare con gli attuali farmaci biologici. Infine i costi potrebbero essere inferiori rispetto a quelli dei farmaci biologici” .
Gli studi clinici di Fase 3 Sono 4 gli studi clinici di fase 3 finora condotti su baricitinib: RA-BEACON, nel febbraio 2015 per il secondo, RA-BUILD, nel settembre 2015 per il terzo, RA-BEGIN e nell’ottobre 2015 per il quarto, RA-BEAM. RA-BEAM è uno studio a 52 settimane su 1.305 pazienti con AR attiva, da moderata a severa, nonostante il trattamento continuativo con metotressato. I pazienti sono stati randomizzati al placebo una volta al giorno (n= 488), baricitinib 4 mg una volta al giorno (n= 487), o adalimumab 40 mg due volte a settimana (n= 330). Tutti i pazienti hanno assunto metotressato come terapia di base. A 24 settimane, i pazienti trattati con placebo sono passati al gruppo di trattamento con baricitinib. “Questo trial dimostra che Baricitinib somministrato oralmente una volta al giorno diminuisce l’attività di malattia più dei gruppi di controllo trattati con adalimumab e con placebo ” prosegue il prof. Luigi Sinigaglia, Primario UO Reumatologia G.Pini di Milano “L’incidenza di eventi avversi si è rilevata simile rispetto al gruppo di controllo trattato con placebo e più bassa rispetto a quello trattato con Adalimumab” Non si sono manifestati casi di perforazioni gastrointestinali ed è stato riportato un solo caso di slatentizzazione della TBC ma nel gruppo trattato con Adalimumab. Sono stati riportati solo tre potenziali infezioni opportunistiche, due nel gruppo di Baricitinib e uno nel placebo, che però non sono state ritenute gravi. L’interruzione della terapia per eventi avversi è stata percentualmente la stessa nei tre differenti gruppi.
” I risultati positivi del RA-BEAM sembrano offrirci l’opportunità di aggiungere al nostro già cospicuo bagaglio terapeutico, un farmaco che potrà garantire rapidamente il miglioramento del dolore, della rigidità delle articolazioni, dell’affaticatibilità e della funzionalità fisica” conclude il Prof. Luigi Sinigaglia, Primario UO Reumatologia. Baricitinib Baricitinib è un inibitore selettivo di un particolare gruppo di enzimi definiti JAK. E’ nota l’esistenza di quattro enzimi JAK: JAK1, JAK2, JAK3 e TYK2. Si ritiene che le citochine JAK-dipendenti siano implicate nella patogenesi di un certo numero di malattie infiammatorie e autoimmuni; pertanto, i JAK inibitori potrebbero essere utili per il trattamento di una vasta gamma di malattie infiammatorie. In caso di alterata regolazione dell’attività di specifici enzimi JAK si può infatti sviluppare un processo infiammatorio e un’attivazione anomala del sistema immunitario. Baricitinib agisce direttamente sugli enzimi JAK1 e JAK2 modulando la sintesi di citochine JAK-dipendenti, oggi considerate coinvolte nella patogenesi di numerose malattie infiammatorie e autoimmuni, come appunto l’artrite reumatoide. Nel dicembre 2009, Lilly e Incyte hanno annunciato una licenza esclusiva mondiale e un accordo di collaborazione per lo sviluppo e la commercializzazione di baricitinib e di determinate molecole sperimentali per i pazienti affetti da malattie infiammatorie e autoimmuni. Attualmente Baricitinib è in fase 3 di sviluppo clinico per l’artrite reumatoide e in fase 2 per la psoriasi, la nefropatia diabetica e la dermatite atopica.
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