19 Ottobre 2012

Disordini muscolo scheletrici, nasce la Coalizione Fit for Work Italia

Disordini muscolo scheletrici, nasce la Coalizione Fit for Work Italia

Fit for Work Europe invita i decisori politici ad attuare piani nazionali per la lotta contro queste patologie

Roma, 16 ottobre 2012 – Nasce la coalizione Fit for Work Italia, che per la prima volta partecipa alla Conferenza Annuale Fit for Work Europe. Il progetto nel nostro paese è guidato da tre ambasciatori nazionali: il Prof. Giovanni Minisola, Presidente SIR (Società Italiana di Reumatologia) e Primario Reumatologo dell’Ospedale di Alta Specializzazione ”San Camillo” di Roma, il Prof. Francesco Mennini, CEIS Sanità, Facoltà di Economia, Univ. “Tor Vergata”, Roma, la dott.ssa Gabriella Voltan, Presidente ANMAR (Associazione Nazionale Malati Reumatici).

“La presenza della delegazione italiana a questo consesso internazionale – conferma Gabriella Voltan, Presidente ANMAR – costituisce il battesimo ufficiale della nostra Coalizione del progetto Fit for Work. Abbiamo iniziato a lavorare da poco, ma gli obiettivi che Fit for Work Italia si prefigge sono ben chiari e perfettamente in linea con quelli del progetto europeo e dell’Eular: il riconoscimento dei disordini muscolo scheletrici come priorità sanitaria pubblica; l’attuazione di linee guida che permettano una diagnosi tempestiva e accurata per tutti i malati in modo che possano mantenere il loro ruolo attivo anche nel mondo produttivo; una strategia nazionale per la gestione e l’assistenza delle persone che convivono con queste patologie, in modo da assicurare a tutti un accesso agli standard più elevati di trattamento e di cura; la parità di trattamento professionale, ad esempio attraverso l’educazione dei datori di lavoro e una legislazione anti-discriminazione ad hoc”.

La quarta Conferenza Annuale presenta i risultati di una nuova indagine in cui si indica che i lavoratori dell’UE affetti da disturbi muscolo-scheletrici (DMS), quali il mal di schiena e l’artrite, rischiano la disoccupazione, il pensionamento anticipato e l’esclusione sociale a causa della loro patologia. In un momento in cui la strategia di crescita dell’Europa e dell’Italia deve realizzare alti livelli di occupazione, di produttività e di coesione sociale, una gestione inadeguata dei DMS pregiudica l’opportunità di una ripresa economica in Europa.

Oggi, per dare una risposta a questa necessità sempre più pressante, decisori europei e nazionali, medici, rappresentanti delle associazioni per la difesa dei pazienti e ambasciatori della coalizione italiana e degli altri paesi europei si riuniscono per la Quarta Conferenza Annuale di Fit for Work Europe al fine di mettere a punto piani e soluzioni per contrastare l’impatto negativo dei DMS sui mercati del lavoro europei e nazionali. I DMS colpiscono almeno 100 milioni di persone in Europa1 e oltre 5 milioni e mezzo in Italia e sono la principale causa di inabilità temporanea e permanente al lavoro nei Paesi europei.–Sono inoltre responsabili del 49,9% di tutte le assenze dal lavoro di tre giorni o più e del 60% dei casi di inabilità permanente. Nella recente indagine sulle persone affette da DMS condotta in nove Stati membri dell’UE la coalizione Fit for Work Europe ha rilevato che oltre il 90% dei lavoratori colpiti da disturbi muscolo-scheletrici dichiarano di recarsi al lavoro anche quando sono malati, perché temono di essere un peso per i colleghi o di perdere il lavoro. Questo concetto è definito ‘presenteismo’ e implica che un dipendente malato presente al lavoro sarà meno efficiente del solito compromettendo la produttività dell’impresa. L’indagine ha inoltre rivelato che circa tre quarti dei disoccupati hanno perso il lavoro o non sono riusciti a reinserirsi nel mercato a causa della loro malattia.

“Nonostante i numerosi pazienti affetti da una delle patologie che colpiscono il sistema muscoloscheletrico mantengano una grande potenzialità produttiva, oggi sono ancora molti ad essere costretti ad abbandonare prematuramente o a vedere compromessa la vita lavorativa a causa del proprio stato di salute – conferma il Prof. Giovanni Minisola, Presidente SIR (Società Italiana di Reumatologia) e Primario Reumatologo dell’Ospedale di Alta Specializzazione ”San Camillo” di Roma. Questa grave situazione, i cui riflessi socio-economici per il nostro Paese sono rilevantissimi, può essere evitata se vengono attuate procedure concrete per favorire la diagnosi precoce e l’appropriatezza prescrittiva. Tali procedure possono essere attuate solo se esiste comunione di intenti e di operatività tra reumatologi, decisori, datori di lavoro e soggetti direttamente o indirettamente coinvolti nella tutela del lavoratore. E’ auspicabile che tale sinergia, finalizzata al precoce ritorno al lavoro o alla permanenza nell’attività produttiva in condizioni di benessere funzionale, si realizzi al più presto. Si eviteranno così ai pazienti-lavoratori con patologie muscolo-scheletriche ad evoluzione disabilitante o invalidante, ulteriori sofferenze e disagi legati, a seconda dei casi, alla perdita di lavoro, all’impossibilità di mantenere la propria specificità lavorativa, alla diminuzione del reddito salariale e alla inevitabile compromissione del proprio stato sociale e benessere psichico”.

Secondo l’indagine, gli operatori sanitari non considerano il lavoro una delle priorità “cliniche” per i pazienti affetti da DMS. Più del 50% degli intervistati ha riferito di non aver mai parlato con il medico di base degli effetti dei loro disturbi sull’attività lavorativa e meno di un terzo ha discusso con il proprio medico le modalità di un eventuale rientro al lavoro. Tuttavia, l’indagine mostra che una diagnosi precoce e un intervento efficace consentono di migliorare in modo significativo i risultati della gestione clinica dei DMS.

Nell’ambito delle European Musculoskeletal Health Days, le giornate europee della salute muscoloscheletrica, i leader dell’iniziativa Fit for Work Europe invitano i decisori italiani ad adottare soluzioni semplici, efficaci e tempestive per impedire che le persone affette da DMS e da altre patologie croniche escano dal mercato del lavoro, generando così effetti positivi sulla ripresa e sulla crescita Europa. Talli soluzioni prevedono l’attuazione di piani nazionali per una migliore gestione dei DMS, l’applicazione di misure di intervento precoce per il trattamento e la cura e l’inserimento al ‘lavoro’ nella Valutazione delle Tecnologie Sanitarie (HTA) e in altre decisioni sugli investimenti nella sanità.

I fatti
Introduzione
I disturbi muscolo-scheletrici (DMS) sono una delle principali cause di invalidità e di inattività tra la popolazione europea in età lavorativa e hanno un effetto significativo sulla qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie, nonché sulle amministrazioni pubbliche e sulla società, a causa dell’aumento della spesa per la sanità pubblica e la sicurezza sociale. La Coalizione Fit for Work Europe è unica nel suo genere e riunisce pazienti, operatori sanitari, decisori politici e rappresentanti della società estremamente convinti dell’importanza della diagnosi precoce, della prevenzione e della gestione dei DMS nel luogo di lavoro.

Contesto
In percentuale, i DMS causano più assenze dal lavoro di qualsiasi altro problema di salute. Per la società europea, ciò costituisce un forte onere valutato fino al 2% del prodotto interno lordo. Secondo le stime della Commissione Europea, i DMS sono responsabili della metà di tutte le assenze dal lavoro e del 60% dei casi di inabilità permanente. L’assenteismo causato dai DMS supera l’assenteismo riconducibile allo stress e costa ai paesi europei circa 240 miliardi di euro l’anno. Tuttavia, l’indagine
condotta da The Work Foundation dimostra che i DMS possono divenire gestibili attraverso prevenzione, diagnosi precoce, interventi appropriati, oltre ad una migliore gestione clinica.

Informazioni generali
Nel 2007, The Work Foundation ha lanciato Fit for Work con lo scopo di sensibilizzare riguardo l’importanza di intervenire e trattare precocemente, oltre all’esigenza di avviare procedure flessibili di rientro al lavoro. I risultati dell’indagine condotta nel Regno Unito sempre nel 2007 – ‘Fit for Work Musculoskeletal Disorders and Labour Market Participation’ hanno dimostrato che il miglioramento dei trattamenti precoci e delle procedure per il reinserimento nel mondo del lavoro potrebbero aiutare le persone affette da un DMS, a restare o ritornare quanto prima all’attività lavorativa. La natura innovativa dell’indagine ha incoraggiato l’estensione del progetto a trenta paesi europei ed extra-europei grazie ad un contributo incondizionato da parte di Abbott. In questo modo è nato il progetto Fit for Work Europe.

FfW Europe: Focus
• I policy-maker devono adottare soluzioni semplici, efficaci e tempestive per intervenire precocemente e impedire che le persone affette da patologie croniche abbandonino l’attività lavorativa: ciò avrà effetti positivi sulla ripresa e sulla crescita in Europa.
o Nell’ambito del processo di riflessione sulle patologie croniche, Fit for Work Europe si è appellata agli Stati membri perché attuino piani nazionali per una migliore gestione
dei DMS
o Fit for Work Europe auspica misure di intervento precoce per il trattamento e la cura dei DMS, che possono migliorare la funzionalità e la capacità lavorativa
o Fit for Work Europe e gli esperti europei hanno messo a punto raccomandazioni pratiche per i decisori politici affinché la voce ‘lavoro’ sia inclusa nella Valutazione
delle Tecnologie Sanitarie (HTA) e in altre decisioni sugli investimenti nella sanità.

DMS in Italia
I DMS hanno un impatto significativo sull’abilità al lavoro. Insieme, influiscono in maniera negativa sulla produttività e la partecipazione al mercato del lavoro di migliaia di lavoratori italiani.

Le evidenze in proposito indicano che:
• Il 24,3% dei lavoratori italiani soffre di dolori lombari ogni anno; le categorie più colpite sono i lavoratori edili e gli operatori sanitari. In Italia, il 13,8% delle visite dei medici di base (MMG) è motivato da dolori lombari e il 42% delle consultazioni dovute a dolore termina con una diagnosi incerta.
• Circa il 22% dei lavoratori italiani soffre di dolori a livello di collo, spalle e/o arti superiori/inferiori. I lavoratori di età compresa tra 30 e 49 anni sono i più colpiti e, con
l’aumentare dell’età, le donne lamentano una percentuale maggiore di dolori muscolari di origine occupazionale rispetto agli uomini.
• In Italia sono circa 300.000 i pazienti affetti da Artrite Reumatoide (AR). Questa patologia ha un forte impatto sulla vita lavorativa. Si stima infatti che circa il 23% dei pazienti affetti da AR sia andato in pensione o abbia dovuto modificare il proprio lavoro a causa della patologia. Il costo totale dell’AR per paziente all’anno è stato stimato pari a una cifra compresa tra 3.718 e 23.000 Euro, in base alla gravità della condizione (incremento dei costi con l’aumentare della gravità). Il calo di produttività rappresenta il costo maggiore della patologia, già a un livello medio di gravità. La diagnosi precoce e la successiva terapia sono fondamentali per ridurre il costo personale, sociale ed economico dell’AR. Tuttavia in Italia il lasso di tempo che intercorre tra l’esordio della patologia e la diagnosi è ancora troppo lungo (più di 1,5 anni).
• Più di 600.000 pazienti in Italia sono affetti da Spondilo artropatie (SpA). Di questi, più di 144.000 sono lavoratori stipendiati; tuttavia, a causa della loro condizione si assentano dal lavoro, in media, 70 giorni all’anno. I costi totali delle SpA sono stati stimati pari a circa 8.000 euro per paziente all’anno.
• Ogni anno vengono persi più di 23 milioni di giorni di lavoro a causa di AR e SpA.

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