Come trovare la miglior terapia per ogni singolo paziente. Non solo per garantire al malato reumatico il trattamento a lui più adatto, che tenga conto delle variabilità individuali, e identificarlo in tempi rapidi, ma anche per razionalizzare l’uso dei farmaci biologici. In modo da assicurare che vengano utilizzati solo nei casi in cui il paziente ne possa realmente trarre vantaggio, con benefici anche sul controllo della spesa sanitaria.
È questo il senso più innovativo e importante delle nuove Linee Guida per l’uso delle terapie biologiche nell’artrite reumatoide, nell’artrite psoriasica e nella spondilite anchilosante, presentate dalla Società Italiana di Reumatologia nel corso del Congresso Nazionale a Rimini.
Scendendo nel merito, le nuove linee guida, per esempio, raccomandano di somministrare la terapia biologica ai pazienti con artrite reumatoide nei casi in cui i trattamenti tradizionali con metotrexato (il farmaco d’elezione per i malati di AR) non abbiano avuto effetti dopo tre mesi ai massimi dosaggi tollerabili. Stesso discorso per chi si è sottoposto senza successo a ciclosporine, leflunomide e sulfasalazine. E ancora, l’uso dei farmaci biologici è consigliato nei casi di malattia attiva ad alti livelli da almeno un mese, mentre non lo è quando il paziente presenta delle infezioni.
Per quel che riguarda la spondilite anchilosante, invece, i biologici sono consigliati nei casi in cui i trattamenti con due Fans (antinfiammatori) non abbiano dato benefici dopo circa un mese. Le Linee guida inoltre prevedono per questa malattia dei nuovi criteri diagnostici tramite Risonanza Magnetica che possano aiutare i medici nell’identificazione precoce della patologia, e quindi nell’inclusione tempestiva all’interno di un percorso terapeutico. Per l’artrite psoriasica le raccomandazioni contenute nelle Linee guida sono strettamente legate alle diverse e numerose manifestazioni della malattia.
Accanto alle indicazioni d’uso, le nuove Linee guida puntano l’accento anche sul monitoraggio continuo e frequente del paziente, al fine di identificare eventuali problemi di sicurezza e tolleranza legati alle terapie biologiche, ma non solo. L’utilizzo di farmaci biologici come l’anti-TNF potrebbe avere infatti delle ripercussioni importanti sulle funzionalità del sistema immunitario, che necessita pertanto di essere periodicamente controllato.
Riferimenti: Società Italiana di Reumatologia